Corso di formazione sul Capitale Intellettuale

Vi volevo informare  che il 14 novembre (in orario serale) parte il corso dal titolo “Il Capitale Intangibile dell’impresa: gestire e misurare il valore nascosto“. Il corso si propone l’obiettivo di far entrare in contatto i partecipanti con il mondo del capitale intellettuale e degli asset intangibili. Oltre ai principali modelli verrà riservato spazio alla Balance Scorecard ed a casi pratici.

Per chi fosse interessato a partecipare eccovi qui il link del Centro di Formazione Professionale “Einaudi” di Bolzano,  potetevi rivolgervi direttamente a loro per l’iscrizione. Ci sono ancora posti disponibili! Per qualsiasi domanda potete contattarmi qui o commentare il post.

A presto!

Simone

Siete alla ricerca di nuovi Key Performance Indicators (KPIs)?

Torno per parlarvi ancora di KPIs (Key Performance Indicators), avevo già postato qualche tempo fa il link a kpilibarary.com, un sito che raccoglie gli indicatori suddividendoli per tipologia. C’è un’altra fonte, che a me è parsa molto interessante, che pubblica una sorta di manuale contenente indicatori di vario genere, anche questa volta divisi per tipologia. Si tratta di uno studio del Gartner Group intitolato: The Gartner Business Value Model: A Framework for measuring Business Performance. Dal titolo capiamo subito che non si tratta solamente di una raccolta di KPIs, ma piuttosto di un modello di misurazione della performance basato su indicatori di diverse aree che vengono in questo caso divise in: Demand Management, Supply Management e Support Services, l’idea è quella di incastonare questo modello in altri sistemi, come ad esempio la Balanced Scorecard. E’ bene inoltre precisare come questo progetto faccia parte del WICI un network che si propone di trovare standard di reporting per gli intangible assets e il capitale intellettuale (ma non solo), quindi uno degli scopi del progetto Gartner è proprio quello di standardizzare gli indicatori (KPIs) per area.

Quello che personalmente ho trovato più interessante però, sono proprio gli indicatori stessi e il modo in cui vengono presentati. Per ogni area si trova un set di indicatori che viene dettagliatamente illustrato con relativa metodologia di calcolo ed esempi. Il documento, che è scaricabile gratuitamente a questo link, può essere un utile manualetto da tirare fuori nel caso sia necessario utilizzare qualche nuovo KPI, io l’ho sfogliato per intero e mi ha dato dei suggerimenti interessanti per alcuni report che devo sviluppare.

Alla prossima!

Simone

Key Performance Indicators: un link interessante

Uno dei problemi principali che attanaglia chi si occupa di misurazione degli intangibles, è quello di trovare gli indicatori giusti, molte metodologie forniscono infatti quella che è l’intelaiatura del sistema di misurazione, ma non ci dicono quali indicatori usare, anche perché, se ci troviamo di fronte ad una scorecard, non possiamo immaginare di avere un set di indicatori che possa essere universalmente valido per tutte le aziende. Certamente, ci saranno alcuni parametri che si riveleranno utili in molti casi, ma per tenere conto delle specificità di ciascuna impresa o di ciascun reparto è necessario costruire indicatori ad hoc. Creare un nuovo parametro può essere rischioso e può condurci su sentieri che sapremo essere sbagliati solo quando in un secondo momento analizzeremo i risultati che abbiamo ottenuto dal monitoraggio effettuato. Per questa ragione potrebbe essere interessante confrontarsi con chi potrebbe aver avuto le nostre stesse necessità, verificando quali indicatori sono già stati sviluppati.

Proprio qualche giorno fa mi sono imbattuto in un sito che fa al caso nostro, si chiama kpilibrary.com ed è una sorta di community sui Key Performance Indicators (KPIs), dove è presente un vasto archivio con numerosi indicatori (al momento ne dichiara circa 6000) consultabili sia attraverso un catalogo che tramite una funzione di ricerca.

Personalmente ho trovato questa community utile, certo non aspettatevi un indicatore per ogni vostra domanda, ma piuttosto dategli un’occhiata con un occhio critico e utilizzatelo come base di partenza e/o confronto, forse potrà esservi utile per evitare qualche spiacevole sorpresa o vi potrà far scoprire qualche parametro interessante.

Piccola avvertenza: visto che si tratta di un sito gestito da un’azienda che si occupa di Performance Measurement Systems, aspettatevi un po’ di pubblicità dove cercheranno di proporvi i loro prodotti.

A presto!

 

Simone

Balanced scorecard e asset intangibili

La Balanced Scorecard è probabilmente stato il primo metodo di misurazione di variabili non finanziare ad essere introdotto su larga scala e ad aver avuto un successo notevole. Per meglio inquadrarla nell’universo dei metodi di misurazione degli intangibles, potete far riferimento ad un precedente articolo apparso su questo blog.

La bilance scorcard è nata all’inizio degli anni 90 (Kaplan e Norton, 1992, Balanced Scorecard: Measures that drive performance, Harvard Business Review Jan-Feb), come strumento del controllo di gestione per monitorare gli aspetti non economico-finanziari dell’impresa. La sua struttura prevede quattro score card (ossia quattro “tabelle” in cui inserire le variabili da controllare), che corrispondono a quattro prospettive diverse:

  • finanziaria
  • apprendimento e crescita
  • processi interni
  • clienti

Lasciando per un attimo da parte la prospettiva che si riferisce a grandezze di tipo finanziario e concentrandoci invece sulle altre tre, possiamo facilmente accorgerci come vi sia una stretta analogia con i tre elementi del capitale intellettuale, che può essere sintetizzata nella tabella seguente.

Capitale Intellettuale

Balanced Scorcard

Capitale Umano Apprendimento e Crescita
Capitale Strutturale Processi Interni
Capitale Clienti Clienti

Le dimensioni trattate dalla Balanced Scorecard sono, al lato pratico, le stesse delle teorie del Capitale Intellettuale, con la differenza però, che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio sistema di scoring delle attività aziendali. Il capitale intellettuale è invece prima una teoria, una visione dell’impresa, che poi ha dato adito alla creazione di modelli di misurazione/rappresentazione delle sue componenti. Con la Balanced scorcard ci troviamo quindi di fronte ad un sistema già pronto, che può essere utilizzato per monitorare gli asset intangibili della nostra impresa.

La struttura delle tabelle utilizzate per le quattro aree implica di fatto un orientamento all’azione ed un controllo budget/risultati reali continuo, come è facile notare dall’esempio riportato qui sotto.

Ci facciamo una domanda e rispondiamo di conseguenza con un piano d’azione che include obiettivi, misurazioni, target (relativi alle grandezze da misurare) ed iniziative poste in essere per raggiungere l’obiettivo. A me pare un ragionamento abbastanza semplice e lineare. Certo è importante focalizzarsi sulle misurazioni, dobbiamo decidere cosa misurare in relazione ai nostri obiettivi, siamo costretti dal sistema a porre attenzione ad aspetti che prima forse non consideravamo. Ci siamo mai chiesti, ad esempio, di quali competenze ha bisogno la nostra azienda da qui a 10 anni? Cosa vorremmo che sapessero fare i nostri collaboratori in accordo con la nostra strategia? Un metodo di questo tipo ci aiuta nel gestire questi aspetti, ed è proprio per queste ragioni che io credo che la Balanced Scorecard possa essere un valido e semplice metodo di gestione degli asset intangibili con un particolare orientamento all’azione. Lo trovo inoltre facilmente applicabile anche ad una piccola-media impresa ed anzi, chi ha voglia di eccellere, farebbe bene a pensare di dotarsi di strumenti simili.

La Balanced Scorecard è stata anche integrata da Beatty, Huselid e Schneier (2003, Scoring on the Business Scorecard, Organizational Dynamics, Vol. 32, n°2, pagg. 107-121): la parte relativa all’Apprendimento ed alla Crescita viene ampliata per far spazio alla HR Scorecard, che si focalizza quindi sulla gestione delle risorse umane.

©Beatty, Uselid e Schneider (2003)

Questa visione, naturalmente, si focalizza sul capitale umano e sulla sua gestione, trovando un punto di connessione con la classica Balanced Scorecard, in un ottica di gestione olistica dell’impresa.

Per concludere, possiamo quindi affermare che la Balanced Scorecard, sebbene inizialmente nata come uno strumento del Controllo di Gestione, sia in realtà un metodo di misurazione degli asset intangibili, che può essere contestualizzato e che può trovare facile applicazione per il suo orientamento ai risultati e per le implicazioni stratetiche che comporta la sua implementazione. Definire gli obiettivi con i relativi indicatori, significa mettersi a pensare che cosa vogliamo fare in futuro, cosa vogliamo che diventi la nostra azienda, quali saranno i nostri clienti, come dovranno essere i nostri collaboratori e come la nostra struttura dovrà supportare ed adattarsi alle nostre decisioni. Il modello si può applicare anche ad una micro impresa, pensare in questi termini permette di acquisire capacità gestionali orientate al medio-lungo termine.

Simone

Come si misurano gli asset intangibili?

Come molti di voi già sapranno la questione più spinosa, ma allo stesso tempo più avvincente ed interessante, relativa agli asset intangibili è la loro misurazione. Tentare di misurare qualcosa che non possiamo toccare e che molte volte è difficile persino da spiegare, non è impresa facile. Ci hanno provato in molti a farlo, con obiettivi e risultati diversi.

La prima cosa che ci possiamo chiedere è: che cosa vogliamo misurare? E poi…per quale ragione lo vogliamo fare? Se ci interessa, ad esempio, avere dei parametri sul capitale umano della nostra azienda oppure stimare il valore monetario degli asset intangibili di un’impresa, dobbiamo essere consapevoli che stiamo facendo due cose molto diverse.

In secondo luogo è necessario essere consapevoli che una delle questioni maggiormente aperte in questo ambito riguarda l’accettazione unanime di una metodologia di misurazione. Giusto per farvi capire in quanti si siano cimentati nel dire la loro, basta guardare questo schema, redatto da Karl Erik Sveiby, uno dei massimi esperti di intangibles, dove in un suo articolo (Methods for Measuring Intangible Assets, 2010) ha raccolto e classificato praticamente tutti i metodi utilizzati fino ad ora.

Come potete vedere ce ne sono veramente tanti ed è molto facile perdersi! Una prima distinzione è quella tra metodi monetari (forse quelli più ambiziosi) e quelli non monetari, quindi tra quei metodi che si prefiggono l’obiettivo di dare un valore in danaro ai nostri intangibles e quelli che invece non hanno questa pretesa. La seconda distinzione è tra i sistemi olistici e quelli atomistici, i primi si interessano di rilevare gli intangibles nel loro complesso, mentre i secondi si occupano delle loro componenti. Sveiby con questa classificazione individua così quattro categorie di metodi: una basata sulla capitalizzazione del mercato, dove per il calcolo è necessario conoscere il valore di mercato dell’impresa, siamo quindi di fronte a metodologie che sono di più facile applicazione per aziende quotate. La seconda categoria si riferisce invece a sistemi di misurazione che si basano sul concetto di “ritorno dell’investimento”, come ad esempio avviene quando si eseguono calcoli di convenienza economica per gli investimenti materiali. Il terzo gruppo di metodi di misurazione, fa riferimento a sistemi di valutazione diretta delle componenti del capitale intellettuale o di sue parti, come ad esempio i tentativi di tradurre in valore monetario il capitale umano. Infine troviamo i sistemi basati su scorecard, ossia su meccanismi di rendicontazione a punteggio, con indicatori non monetari. Questi sono i metodi più diffusi, anche perché trovano applicazione in maniera relativamente facile, attraverso l’adattamento di indicatori di performance legati alle diverse aree del capitale intellettuale. Tra i vari sistemi possiamo citare quello più conoscuto: la Balanced Scorecard di Kaplan e Norton.

Tornando a quanto dicevamo in precedenza, questo è il momento giusto per farci quelle due famose domande: cosa vogliamo misurare e qual è il nostro obiettivo? Vogliamo sapere qual è il valore stimato degli intangibles di un’azienda quotata? Possiamo prendere in considerazione il Market-to-book ratio, che è probabilmente l’indicatore più utilizzato in questi casi, si tratta semplicemente di fare questa operazione: Valore di mercato/Valore contabile, il risultato sarà un coefficiente che ci dice quante volte è contenuto il valore contabile nel valore di mercato, in questo modo sapremo quante volte in più (o in meno) viene valutata una determinata azienda. Per fini pratici questo indicatore potrebbe sembrare inutile ed infatti per chi si occupa di gestione aziendale molto probabilmente lo è, se siamo interessati quindi a gestire il capitale intellettuale dobbiamo rivolgerci ad altri metodi, come ad esempio la famosa Balanced Scorecard, oppure, proprio all’Intangible Asset Monitor di Sveiby. Questi sistemi infatti, hanno l’obiettivo di rendicontare quegli aspetti aziendali che sono legati proprio agli intangible assets. Come potrete immaginare non esiste il metodo perfetto ed è importante ricordare come il contesto di applicazione giochi un ruolo fondamentale nelle modalità di adattamento del metodo alla realtà.

A questo punto, una domanda sorge spontanea: come mai così tanti sistemi e nemmeno uno che sia uniformemente accettato? Il fenomeno degli intangibles ha confini molto labili e non esiste una definizione unanimemente accettata, per cui se non siamo ancora ben certi di che cosa si stia parlando, non possiamo immaginare di misurare gli asset intangibili in modo univoco. Ora si potrebbe dire, ma perché misuriamo questi intangibles se non sappiamo che cosa siano? Come si suol dire, “tra i due estremi la verità sta nel mezzo”: anche se non esiste una teoria comunemente accettata, non possiamo affermare che gli intangibles non esistano ed allo stesso tempo non ci possiamo astenere dal monitorarli.

Non è più possibile sopravvivere con i soli report economico-finanziari, questo molte aziende l’hanno capito già da tempo. Una reportistica economico-finanziaria adeguata è oramai scontata, per sopravvivere nell’arena competitiva, mentre rivolgere la propria attenzione anche agli asset intangibili può essere una grande opportunità per l’impresa. Un moderno sistema di controllo di gestione deve prevedere la misurazione, più o meno esplicita, più o meno codificata, degli asset intangibili. Vi lascio con tre domande, alle quali un sistema di gestione e controllo degli intangibles dovrebbe essere in grado di dare, se non una risposta, almeno un’indicazione di massima.

  • I miei collaboratori stanno bene in azienda e sono in grado di esprimere il loro potenziale? [come sta il capitale umano?]
  • Abbiamo creato un’infrastruttura che faciliti la circolazione delle informazioni, che permetta ed incentivi lo scambio di idee? [come sta il capitale strutturale?]
  • Che cosa pensano i nostri clienti di noi e che cosa sappiamo noi di loro? Perché comprano da noi? [come sta il capitale clienti?]

Simone